Documenti di cronaca



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Il cemento! E cresce ancora: il nuovo fronte del Parco del Morbasco Sud

La cementificazione del parco Morbasco sud e la nuova strada

Ecco come procede la cementificazione del parco Morbasco Sud, con la costruzione della nuova strada in primo piano. Le polemiche sono in corso, anche perchè se n'è andato il boschetto. Insomma, l'attacco all'ambiente continua nel quartiere Po. In proposito nella foto a destra lo sgarbo anche alla Arena Giardino, dove dilagano le immondizie.

(Foto A. Leoni ©). Pubblicato il 22 maggio 2012.

Il parco del Morbasco sud con le nuove costruzioni dopo la "riforma" deliberata dal Comune. Un esempio della trasformazione del resto del Parco del Morbasco quando sarà realizzara la sciagurata Strada Sud sponsorizzata da Malvezzi e C. Foto A.Leoni ©

I precedenti, le inutili proteste dell'assalto dell'uomo e della natura al patrimonio verde

Una trincea di palazzoni a Morbasco Sud fa fuori l’ambiente, interviene a sciabolate Italia Nostra: così non si può, si uccide ogni prospettiva di Viale Po - Nord!

Senza remissione veniva dunque chiesto con un articolato elenco di osservazioni che la progettazione sia “radicalmente rivista” - Ma Malvezzi e C. hanno tenuto duro

In una visione dall'alto le aree interessate dalle colate di cemento per i palazzoni nel Morbasco Sud


Il consiglio comunale ha dato la sua risposta alla richiesta di revisione del Programma Integrato Morbasco Sud nella maniera più deludente: peraltro con il radicale cambiameto di rotta del PD che ha cambiato rotta e votato contro reclamando che non ci sono stati gesti concreti per migliorare il PII: la Giunta ha risposto con modestissime modifiche alla sollevazione della gente senza fornire nessunissima garanzia sulla realizzazione del parco che è il contrappeso, la giustificazione delle proposte edificatorie. Un vero scandalo, che ha fatto gridare al PD, una volta tanto a ragione che questo governo cittadino persegue politiche sempre subalterne rispetto alla speculazione privata.

Le revisioni accettate dalla Giunta nel PII sono maggiore attenzione alle presenze storiche, riduzione di due piani in due dei sei cubi a sei piani previsti, una pista ciclabile che si raccorda a via Trebbia. Tutto qui.

Quanto a preoccupazioni per altre indefinite possibilità edificatorie nel parco, Malvezzi le ha sdegnosamente bollate come inconsistenti, affermando che si tratta semplicemente di servizi per farne un parco all'altezza delle nuove esperienze. Durante la discussione era spesso assente il sindaco e qualche altro assessore. Anche il parco di via Chiese è condannato.

Nessuna attenzione per Italia Nostra e per le sue osservazioni che il Vascello pubblica integralmente. Italia Nostra sostiene che l’intervento urbanistico determinerà forse la definitiva ed infelicissima occlusione verso nord ovest del quartiere urbano “Viale Po Nord.”
Fatta la storia di quest’area che inizialmente prevedeva un meditato ed armonico sviluppo, il piano di intervento Morbasco Sud adesso prevede quasi 40 mila metri di volume residenziale, volumetria, peraltro, che risulterà ancor più maggiorata da recenti disposizioni, il che realizzerà una muraglia di palazzoni tra il Parco e il quartiere esistente con edifici di sei sette piani . Il gravissimo disagio tipologico verrà accentuato dall’accostarsi di un palazzine di ben sei piani alla modesta volumetria della cascina Lugo e comporterà, come è stato confermato, la distruzione del bosco di via Chiese. Il tutto con la possibilità, in modo completamente immotivato di nuove possibilità edificatorie ( a due piani!), per non meglio specificate destinazioni di interesse sociale.
Nel complesso e nei dettagli "il progetto appare completamente “astratto” rispetto all’esistente, distruttore delle poche ma significative risorse naturali e storiche preesistenti, necessariamente più costoso di quanto sarebbe stato necessario". Italia Nostra chiede dunque che la progettazione sia radicalmente rivista.

Il Quartiere Po eleva una vibrata protesta: non si ascoltano i cittadini e non c'è neppure un progetto per il parco vero e proprio

Il Direttivo del Comitato Spontaneo Quartiere Po afferma: "Le osservazioni e le proposte del Comitato spontaneo del quartiere Po, presentate anche da altre associazioni e privati, per una sostanziale modifica del piano “Morbasco sud”, sono state pressoché ignorate. Il Consiglio comunale, tranne qualche concessione, ha approvato definitivamente il progetto originario, suscitando generale malcontento e forte delusione tra la cittadinanza.
Presto si vedranno sorgere la “muraglia di palazzoni” di sei piani, le villette a schiera al posto del boschetto naturale di piante di pregio di via Chiese e un edificio di due piani nell’area destinata a parco. Tali interventi saranno attuati ancor prima della realizzazione del parco, per il quale a tutt’oggi non esiste alcun progetto, se mai ce ne sarà uno in futuro.
Dall’incontro che il Comitato ha avuto con gli Amministratori, era emersa chiaramente la possibilità di accoglimento di buona parte delle modifiche richieste, a condizione venisse cambiato il PGT. E’ mancata purtroppo la volontà politica di farlo.
Alla luce di quanto avvenuto il Comitato esprime le seguenti considerazioni:
- l’Amministrazione comunale non ha tenuto in minimo conto le legittime aspettative dei cittadini che con una petizione al Sindaco, sottoscritta in pochi giorni da ben 861persone, hanno espresso spontaneamente e con convinzione il loro dissenso per un progetto calato dall’alto e reso pubblico solo ad approvazione avvenuta;
- le accuse di strumentalizzazione rivolte al Comitato, appaiono ingiuste in quanto il testo della petizione al Sindaco, di facile lettura e comprensione, era diretto a modificare parzialmente un documento votato il 7 giugno scorso da tutte le forze politiche presenti nel Consiglio comunale. Se in seguito, una parte politica si è ricreduta, cambiando parere, forse, è anche merito delle nostre buone ragioni;
- appare inconfutabile come gli interessi del quartiere (vivibilità, tutela dell’ambiente e della salute) siano stati sensibilmente sacrificati;
- un sentito ringraziamento infine è doveroso esprimere agli 861 cittadini che hanno firmato la petizione e ai tanti che si sono spesi di persona convinti della validità dell’iniziativa.


La bocciatura d'Italia Nostra

Visto il progetto urbanistico in oggetto evidenziato, adottato con Deliberazione di Consiglio Comunale n. 23 del 07.06.2010, la scrivente Associazione, al fine di perseguire i propri fini istituzionali (protezione dell’ambiente) nonché di contribuire al perfezionamento del progetto stesso, avanza le seguenti osservazioni:


1)    Inquadramento storico dell’intervento urbanistico programmato

L’intervento urbanistico programmato determinerà, forse, la definitiva ed infelicissima conclusione verso nord-ovest del quartiere urbano denominato “Viale Po-Nord”. Tale quartiere, si è fondamentalmente sviluppato nel secondo dopoguerra, sovvertendo le gradevoli e misurate ipotesi volumetriche iniziali (vedasi l’originale progetto razionalista di assetto generale probabilmente firmato dall’architetto Ranzi, del cui plastico si conservano presso gli uffici dell’urbanistica interessati immagini fotografiche).

Alle misurate ipotesi iniziali, che avrebbero consentito al quartiere di svilupparsi, essenzialmente per mano pubblica, sulla base di una ordinata e piacevole distribuzione tipologica dei volumi fabbricabili, venne ben presto, negli anni sessanta, a sostituirsi una generica lottizzazione convenzionata con la proprietà dei terreni.

Tale lottizzazione, caricando quasi del tutto a spese del Comune la realizzazione delle opere di urbanizzazione, rinunciò a governare l’assetto tipologico dell’insediamento che rapidamente venne a svilupparsi verso nord, oltre la via Trebbia e fino alla via 1° Maggio.

Ne derivò un quartiere bislacco e disordinato, fatto di villette prestigiose poste accanto a ciclopici episodi di edilizia speculativa.

In particolare, quanto più il quartiere si spingeva verso nord, le volumetrie tendevano a farsi più massicce, così da conformare addirittura un paradossale ribaltamento dell’effetto urbano più tradizionale, effetto urbano che avrebbe dovuto porre gli edifici più alti al centro del quartiere e gli edifici più bassi alla sua periferia.

Il fenomeno manifestò la sue conseguenze più gravi soprattutto nell’urbanizzazione in lato settentrionale di via 1° Maggio, dove venne a realizzarsi una autentica muraglia di palazzoni, ben visibili sia dalla tangenziale che dalla ferrovia per Piacenza, il tutto realizzato senza neppure tenere presente la prossimità ai pericolosissimi impianti della raffineria di petroli posta immediatamente ad ovest del quartiere.

L’evidente disastro ambientale prodotto dai maxi-insediamenti in fregio nord alla via 1° Maggio, costituì la classica “goccia che fece traboccare il vaso”, convincendo, l’opinione pubblica prima e il consiglio comunale poi, che l’espansione del quartiere dovesse venire arrestata o, almeno, riportata a dimensioni più contenute.

A partire dal cosiddetto “Piano di Salvaguardia” adottato nel 1974, gli strumenti urbanistici comunali fecero infatti proprie le esigenze di cautela ormai maturate nell’opinione pubblica cittadina, vietando ogni nuova edificazione nella zona e consentendo solo il recupero abitativo della vecchia Cascina Lugo.

Assieme all’esigenza di contenere lo sviluppo urbano, venne maturando l’idea di riservare alla creazione di un grande parco urbano di filtro tra la raffineria e la città i residui terreni inedificati posti a cavaliere della ferrovia per Piacenza.

Solo con l’avvento del recente, e troppo poco meditato, Piano di Governo del Territorio, il Comune di Cremona abbandonò le limpide intenzioni da anni intraprese e aprì la strada ad un nuovo ed inspiegabile obiettivo amministrativo: il completamento edilizio del quartiere, senza neppure tenere conto del bosco di fatto nel frattempo realizzato da madre natura sui terreni a suo tempo così saggiamente salvaguardati, senza tenere adeguato conto delle esigenze di espansione del contiguo edificio scolastico, senza tener in minimo conto la gravissima carenza di parcheggi pubblici che affliggeva il quartiere.

Come vedremo, il Programma Integrato di Intervento rappresenta un rozzo tentativo di compromesso tra i due obiettivi urbanistici nel tempo maturati, con l’introduzione, quest’ultimo affatto nuovo, di un terzo obiettivo estraneo allo stesso Piano di Governo del Territorio: l’edificazione di non meglio definite “funzioni sociali” nel bel mezzo del realizzando Parco Urbano.

Si osserva pertanto che sarebbe quantomai opportuno che il progetto urbanistico venga accompagnato da una breve sintesi delle particolari vicende urbanistiche che ne hanno costituito la premessa e da un’ efficace sintesi dello stato attuale dei luoghi, questo per almeno chiarire ai cittadini le vicende che hanno portato all’assetto attuale decisamente “boscoso” dei luoghi e per fondare la nuova progettazione urbanistica su di una realistica considerazione del particolare stato di fatto dei luoghi.

2)    Sovradimensionamento urbanistico e ambientale del “completamento” edilizio programmato

Il PII prevede che lungo la via 1° Maggio esistente e lungo il raccordo con via

Chiese si abbiano a costruire quasi

40.000 metri cubi di volume residenziale, volumetria che, di fatto, risulterà ancora più maggiorata per le singolari esenzioni dal calcolo dei volumi urbanistici che la normativa di PGT ha recentemente introdotto (non si computano infatti come volume i piani di servizio ed i sottotetti, non fanno volume gli interpiani per la porzione superiore a 3 metri, non fanno volume i corpi scale e gli ascensori, non fanno volume i maggiori spessori giustificati da esigenze di contenimento energetico, non fanno volume i soppalchi, non fanno volume i porticati, le gallerie e i loggiati).

Come se non bastassero le cospicue volumetrie già previste, la Normativa di Piano prevede inoltre ulteriori incrementi volumetrici (7% per “incentivazione urbanistica” e 6% per “incentivazione al risparmio energetico”).

Per effetto di tali “deduzioni” e “incentivazioni” possiamo stimare il volume effettivamente edificabile incrementato di almeno un 25% rispetto al volume formalmente dichiarato dal progetto e quindi circa 50.000 metri cubi complessivi per una densità fondiaria effettiva pari a circa:

50.000 mc : 13.378 mq = 3,7 mc/mq

dato effettivamente impressionante se si tiene conto che, negli ultimi lustri, i PRG vigenti non concedevano, in genere, più di 2,75 mc/mq.

Ma se il dimensionamento volumetrico dell’intervento appare esuberante e già di per sé stesso, fonte di viva preoccupazione per il risultato urbanistico finale, sono soprattutto le scelte tipologiche di assetto planivolumetrico che creano maggiori preoccupazioni.

Lungo la via 1° Maggio l’intenzione pianificatoria espressa dal progetto è infatti quella di moltiplicare quasi per tre il già devastante effetto provocato dai palazzoni preesistenti al termine sud-ovest della stessa via (ben cinque nuovi palazzoni costituiti da ben sei piani fuori terra verso la via 1° Maggio, che diventeranno di fatto sette se osservati dal lato campagna, emergendo qui dal suolo il piano delle autorimesse).

Solo lungo il prolungamento di via Chiese le volumetrie previste si faranno più contenute e meno incompatibili con il contesto, pur rimanendo inadeguato il rapporto con la modesta armatura urbana esistente e prevista, nonché del tutto insopportabile la previsione edilizia a confronto con la gradevolezza del bosco spontaneo preesistente in loco.



Via 1°maggio, palazzoni e sul lato opposto villette nascoste dagli alberi, auto parking


In sostanza si contestano:

a)    La formazione di una vera e propria “muraglia” di palazzoni tra il realizzando Parco e il quartiere esistente: tale muraglia impedirà la naturale trasparenza visiva e ambientale tra parco e città e, ostacolerà in particolare la visione del Torrazzo, sia dall’interno del Parco, che dalla linea ferroviaria per Piacenza e Fidenza, che dalla tangenziale;

b)    Lo squilibrio ambientale che vedrà in lato nord-ovest della via 1° Maggio edifici di sei-sette piani, a fronte di edifici preesistenti sul lato sud-est della stessa via che non superano in genere i due-tre piani;

c)     Il gravissimo disagio tipologico e ambientale che verrà in particolar modo determinato dall’accostarsi di un palazzone di ben sei piani alla moderata volumetria della Cascina Lugo che, pur radicalmente trasformata nella sua consistenza interna, ha tuttavia conservato le altezze e le tipologie edilizie tradizionali.

d)    La distruzione del bosco di via Chiese, ineliminabile cornice naturale della scuola media e della cascina ristrutturata.


Per quanto sopra argomentato si richiede:

-    La salvaguardia integrale del bosco di via Chiese;

-       La riduzione a soli tre piani di tutti i nuovi edifici previsti all’interno del Piano Integrato di Intervento;

-       La riduzione a soli due piani di tutti gli edifici destinati a sorgere in stretta contiguità alla Cascina Lugo.

3)    Inadeguatezza della rete urbanizzativa prevista

Già al presente, sia la via Chiese che la via 1° Maggio, sono stabilmente occupate, per almeno metà della loro sezione, da macchine in parcheggio che, spontaneamente, si dispongono a lisca di pesce per meglio sfruttare il poco spazio disponibile. Le caratteristiche delle due strade sono pertanto del tutto inadatte ad ospitare nuovi insediamenti edilizi.Il Piano adottato dal Consiglio Comunale conferma il calibro esistente delle strade 1° Maggio e Chiese, rinunciando sia a dotarle di una

adeguata dotazione di parcheggi contigui (su via 1° Maggio sono previsti solo

stalli in linea su di un solo lato della carreggiata e con una profondità di soli 5 metri, anziché 7, come sarebbe tecnicamente dovuto), sia ad accompagnarle con quelle piste ciclabili che il vigente Codice della Strada, integrato dalla Legge 366/98, rende ormai obbligatorie, e che la vicinanza al Parco urbano del Morbasco fa giudicare quanto mai opportune.

Se è positiva la scelta, implicita nel Piano, di traslare l’accesso principale alla Scuola Media Virgilio dalla via Trebbia alla via Chiese, a maggior ragione quest’ultima arteria dovrebbe essere allargata e dotata di parcheggi laterali alberati liberamente accessibili, non potendosi a tale scopo giudicare adeguata e sufficiente la modesta piazzetta recinta prevista a nord della Scuola e posta al servizio esclusivo della scuola stessa.

Per quanto sopra argomentato si richiede:

-       In primo luogo, che il progetto della rete di urbanizzazione venga corretto, prevedendo di fronte ad ogni nuova costruzione ampi spazi alberati destinati a parcheggi liberamente accessibili;

-       In secondo luogo, che entrambe le arterie del progettato Programma Integrato di Intervento siano integrate con una pista ciclabile correttamente dimensionata e ben raccordata sia con la viabilità di quartiere che con quella destinata alla fruizione del progettato Parco del Morbasco.


4)    Inopportuno inserimento nel progettato Parco del Morbasco di nuove possibilità edificatorie (a due piani!) per non meglio specificate destinazioni di “interesse sociale”

Con singolare scelta, del tutto immotivata e apparentemente inspiegabile, l’Amministrazione Comunale compie il primo passo per alterare l’omogeneità ambientale e funzionale che dovrebbe essere garantita al futuro Parco Urbano.

A tale inspiegabile scopo si destina un lotto di terreno esteso per ben 3.000 mq ed edificabile per 952 mq con altezza 7,50 ml (indice di fabbricazione = 7.140 mc : 3.000 mq = 2,38 mc/mq).


Considerata l’assoluta mancanza di qualsiasi razionale motivazione di tale singolare previsione, se ne chiede lo stralcio integrale dalle previsioni del Piano Integrato di Intervento.

5)    Circa la piena realizzazione del Parco del Lugo

Il Programma Integrato di Intervento (vedi: Relazione descrittiva degli interventi ambientali-naturalistici/Norme Attuative) conclude le Norme Attuative relative al realizzando Parco del Lugo con alcune generiche e retoriche affermazioni metodologiche (“incremento degli aspetti ecologici, recupero di aspetti naturalistici, nuove connessioni per la mobilità dolce, piacevolezza diffusa, incremento del benessere…”) che hanno di fatto ben scarso riscontro nella realtà della progettazione proposta e dimenticano alcuni degli obiettivi fondamentali che la pianificazione urbanistica cittadina, se correttamente intesa, dovrebbe attendersi da tale importante realizzazione.

In primo luogo si rileva una progettazione del futuro Parco e della relativa viabilità del tutto avulsa da principi che invece ne dovrebbero costituire l’ossatura di base (tutela della viabilità storica, tutela delle alberature e, in generale, della vegetazione esistente, tutela del reticolo idraulico esistente).

Mancando tale riferimento il progetto appare completamente “astratto” rispetto all’esistente, distruttore delle poche ma significative risorse naturali e storiche preesistenti, necessariamente più costoso di quanto sarebbe stato necessario se, con maggiore attenzione all’esistente, ci si fosse limitati a integrarne i “segni” fisici e storici preesistenti.

In secondo luogo ci si dimentica del tutto della funzione di “bosco-filtro” che anche questo parco, dovrebbe garantire, a similitudine di quanto già di fatto tra la via Eridano e la Ferrovia, a difesa della città rispetto ai fumi, ai vapori, agli odori e, in generale, ai pericoli che provengono dalla zona industriale che una sciagurata scelta urbanistica del secondo dopoguerra, volle sopravento rispetto alla città.

Forse il progettista del Parco non ha voluto dichiarare con troppa evidenza tale pur indispensabile funzione di bosco-filtro per non evidenziare l’errore urbanistico che oggi si ripete per l’ennesima volta, allineando palazzoni residenziali proprio sul fronte urbano più esposto a rischi d’incidente connessi con la presenza, su terreni non lontani, della raffineria di petroli e di altre industrie a rischio di incidente rilevante.

Tutto quanto sopra premesso si richiede che:

-       la progettazione del Parco Urbano sia radicalmente rivista riservando molta maggiore attenzione all’assetto preesistente dei luoghi (viabilità, corsi d’acqua, vegetazione);

-       la progettazione del Parco Urbano sia curata cercando di esaltare quella funzione di “filtro” tra Raffineria e quartieri urbani che l’urbanistica della città, correttamente intesa, pretende che gli venga assicurata.


Sezione cremonese di Italia Nostra Onlus

Il Segretario (arch.Michele de Crecchio)

LUCI torna con una elaborata documentazione contro la politica cementificatrice della Giunta Perri/ Malvezzi, aggiungendosi alle prese di posizione di Italia Nostra e del Quartiere

L'inutile appello precedente

E’ tutto da rivedere non solo il piano "Morbasco Sud” ma si deve anche riconsiderare la destinazione dell’area boscata della Cittadella dello Sport

Un deciso basta a progetti preconfezionati delle grandi trasformazioni urbanistiche! Ma il Governo Perri è rimasto sordo

LUCI, Laboratorio Urbano di Civica Iniziativa ha presentato al Direttore del Settore Territorio del Comune di Cremona dodici osservazioni in merito alla deliberazione di adozione del Programma Integrato di Intervento denominato "Morbasco sud".
In premessa ha osservato che “Il documento e' lungo, articolato ed e' stato, per noi che non siamo del mestiere, molto impegnativo”.
Questo lavoro ci ha portato a riflettere su una importante questione: il cittadino ha la possibilita'  di accedere abbastanza facilmente agli atti definiti, mentre per quelli in divenire (quale ad esempio questo e quello relativo al "terzo ponte") e' costretto a rincorrere, dovendo valutare, con anche poco tempo a disposizione, proposte e progetti di grandi trasformazioni urbanistiche gia'  pre-confezionati”. Poi ci sono i costi, la copia dei documenti relativi al PII del Morbasco e' stata chiesta, ma davanti alla somma proposta (200 euro) ci siamo fermati: se i documenti fossero stati messi in rete, molte delle difficolta'  sarebbero state risolte”.
La procedura trasparente e partecipata - afferma nella sua premessa LUCI - dovrebbe prevedere il coinvolgimento degli interessati a partire dall'inizio, non solo a iter concluso".

Una per una le dodici osservazioni presentate al Settore Territorio del Comune di Cremona

Osservazione 1: Si ritiene che l'approvazione del P.I.I. nei termini proposti, considerato quanto sopra premesso, si debba ritenere illegittima, considerato la differenza di perimetrazione del Parco, rappresentata nel P.G.T., ex P.R.G. e P.T.C.P. vigente: si chiede che venga sospesa l'approvazione definitiva del P.I.I. fino a che non vengano ridefiniti i confini del Parco, secondo le modalità di cui alla D.G.R. 8/6148, come da osservazione 1.1.3.b della Provincia di Cremona, che, tra l'altro, non sembra nemmeno essere stata controdedotta.
Osservazione 2: Considerata la delicatezza della questione (riperimetrazione in accordo con tutti gli Enti inseriti nel Parco) e al fine di garantire la massima partecipazione della cittadinanza nelle scelte su beni comuni e non inesauribili, come il territorio, si chiede che venga aperto un "tavolo tecnico" destinato ai non addetti ai lavori, in cui progettare in maniera condivisa il futuro del Parco che è elemento di valore e possibile proprietà pubblica. Si sottolinea anche la funzione che svolge quale elemento di separazione tra Tamoil, tangenziale cittadina ed aree residenziali o destinate a servizi (scuola media Virgilio) che necessitano della massima tutela possibile (tutela rumore, tutela odore, polveri sottili...).
Riteniamo che non esista la necessità, attualmente, di nuovi interventi edificatori abitativi quali quelli previsti, essendo la offerta degli alloggi superiore alla domanda. La richiesta di revisione del P.I.I. è giustificata anche dal fatto che essendo il nuovo ambito, di connettivo tra "l'area parco" e "l'area urbana", i volumi e gli insediamenti devono far da tramite e inserirsi nel paesaggio: infatti, a poca distanza sorgono la Cascina Lugo e la Cascina Pennelli, tipici esempi di architettura agricola padana, ai quali il progetto in questione contrappone nuovi palazzi simili agli esistenti, senza sanare una situazione pregressa e di scarsa qualità.
Questa iniziativa edilizia, nei termini proposti, si pone come un vero nuovo squarcio in quella rara porzione di campagna che arriva ai margini della città, area che si era deciso di tutelare con l'istituzione del P.L.I.S.: l'occasione, invece, deve essere lo spunto per una riqualifica del territorio, capace di tutelare coni di visuali uniche e mai più ripetibili e al contempo soddisfare alle necessità di insediamento individuate dal P.G.T., necessità comunque da noi ritenute inutili.
Osservazione 3: Ridurre l'indice di edificabilità, con altezza massima realizzabile portata a 9 metri in colmo copertura. Al fine di non mortificare le aspettative dei proponenti il P.I.I. si suggerisce, comunque, di riconoscere la differenza di edificabilità e garantire la trasferibilità di tale diritto su altre aree all'interno di aree dismesse e già urbanizzate nel comune di Cremona (per esempio area ex-Armaguerra e area ex-Annonaria);
Osservazione 4: Le tipologie edilizie che potranno essere realizzate dovranno integrarsi il più possibile con l'ambiente e con le cascine esistenti. Si escludano, pertanto, condomini oltre i 2 piani fuori terra più mansarda (3 piani in totale). Si suggerisce pertanto di prevedere moduli a cortina, case in linea o cascinali bassi. Da escludersi sono anche le tipologie a "villette o villette a schiera" monotone e prive di significato per l'area in cui andranno ad inserirsi, considerato anche il consumo di territorio che esse determinano. Proponiamo inoltre che le norme tecniche riguardanti il comparto debbano imporre, senza possibilità di deroga:
- l'obbligo di dotazione di pannelli solari per la produzione di acqua calda sanitaria oltre il limite del 50% già previsto nella normativa regionale vigente, portando tale soglia almeno al 90%;
- l'obbligo di dotazione di pannelli solari per la produzione di energia fotovoltaica di almeno 1,5 kwh ogni unità immobiliare residenziale realizzata;
- l'obbligo di dotazione di un parco fotovoltaico o mini eolico per la produzione di energia elettrica da destinare all'illuminazione pubblica e degli spazi comuni dei condomini;
- l'obbligo di realizzare edifici in classe energetica A od A+;
- l'obbligo di adottare opportune misure di captazione delle acque piovane al fine di un loro riutilizzo e per contrastare gli allagamenti in casi di nubifragi (per esempio vasche di laminazione abbinate a sistemi di fitodepurazione);
Osservazione 5: Il documento di zonizzazione acustica e la indagine geognostica contengono indicazioni tra loro contraddittorie: il numero degli edifici di nuova costruzione e la loro altezza (numero dei piani) sono differenti da quanto proposto nel P.I.I.
Osservazione 6: La relazione ambientale è incongruente e superficiale: non prende in considerazione l'intera area e si concentra solo su un particolare relativo alla schermatura dei nuovi edifici effettuata con alberatura. Un disegno allegato rende una idea esattamente opposta, evidenziando anche una pista ciclabile asfaltata all'interno del Parco. Tra l'altro, ci si chiede come possa essere sufficientemente approfondita una relazione di 14 righe… Chiediamo quindi che venga realizzato un approfondito studio ambientale, che partendo dall'ecosistema attuale e che "madre natura" ha creato, esamini le possibili ricadute ed effetti su ogni elemento coinvolto: successivamente, dovranno essere proposte le relative opere di mitigazione e compensazione. Naturalmente, dovranno essere valutati anche gli effetti indotti dal cantiere, e dunque, le misure da attuarsi preventivamente all'avvio dei lavori edili.
Osservazione 7: La compensazione per gli alberi tagliati non è logica (quindi anche la relativa relazione): chiediamo che il numero di alberi eliminati venga messo, decuplicato, nella parte pubblica, non nella parte privata dei nuovi eventuali insediamenti. In generale, la zona boscata non deve essere solo in un'area, deve esserci una gradevole alternanza tra zone boscose e radure a disposizione dei cittadini e allo sviluppo di ecosistemi naturali. Una compensazione realizzata all'interno di un giardino condominiale, di certo non garantisce tale condizione.
Osservazione 8: Nel caso di nuovi tratti di strada, prevedere la pista ciclabile; in ogni caso, prevedere piste ciclabili nelle strade di vicinanza al PLIS per un accesso sicuro: il Parco dovrà essere percorribile solo a piedi o in bicicletta, occorre quindi adeguare la rete ciclo-pedonale delle vie adiacenti. Quanto meno, a partire dalla via Trebbia dovrà essere realizzato un percorso ciclopedonale alberato, con panchine, fontanelle, reggibiciclette e cestini portarifiuti, non interrotto da passi carrai o parcheggi, che congiunga la predetta via all'ingresso del Parco.
Osservazione 9: La fascia di protezione visiva verso le abitazioni non è sufficiente: chiediamo una fascia boscata di almeno 25 metri di profondità che possa veramente fare da filtro visuale, con essenze arboree di vario tipo e altezza che mitighino, per quanto possibile, la visuale verso l'edificato esistente. Quanto proposto nel P.I.I., infatti, mitiga solamente, tra l'altro secondo noi in maniera incompleta e marginale, le nuove edificazioni, senza realizzare alcuna mitigazione verso gli edifici esistenti, riproponendo di fatto e in maniera aggravata gli errori commessi negli anni 60-70.
Osservazione 10: Eliminare il parcheggio all'interno del perimetro del parco: le rastrelliere per le bici sono già previste all'interno del parco. I problemi viabilistici e di parcheggio del quartiere "via Chiese-via I° Maggio" devono essere risolti al di fuori dell'area del Parco senza diminuizione della sua superficie, reperendo le aree previste dalla normativa per "standard urbanistici" nei terreni da urbanizzare. La continua "monetizzazione" di standard urbanistici determina, a lungo termine, gravi carenze infrastrutturali in città: la mancanza di parcheggi, di piste ciclabili e parchi nell'area in argomento ne è un chiaro esempio. Si chiede quindi, inoltre, di escludere categoricamente la possibilità di monetizzare qualsiasi area a standard del P.I.I.. La carenza di risorse economiche per investimenti nella Pubblica Amministrazione non deve/può essere una giustificazione di tale scelta.
Osservazione 11: Non consentire edificazioni e/o strutture fisse all'interno del parco: una radura può essere destinata a eventi utilizzando solo strutture mobili; manca inoltre un progetto chiaro e definito per la zona orto/frutteto: proponiamo un'area gestita dal comune per orti dati in uso ai pensionati, con zona interna aperta e utilizzata come punto aggregativo; evitando le recinzioni, utilizzando siepi basse, diventa anche un'area attiva e quindi anche di controllo del parco.
Osservazione 12: Il previsto nuovo parcheggio in via Chiese, che sottrae altra area verde, non risulta far parte dell'ambito di trasformazione. In ogni caso, agli atti del PGT del Comune di Cremona risulta destinato a "verde"

CONCLUSIONE - Come conseguenza di tutte le nostre osservazioni nonché di allegati tecnici di scarso livello, chiediamo la revisione completa di tutto il progetto e una procedura trasparente che coinvolga tutti gli interessati.

La compensazione delle aree boscate deve essere attuata prima dell'abbattimento dei boschi esistenti

Da sottolineare anche l’ultima parte del documento presentato da LUCI in Comune. Essa chiama in causa anche un’altra grande questione aperta, sulla quale molti hanno già espresso tutte le loro riserve, parliamo dell’area commerciale della cittadella dello sport.

Nel suo ricorso LUCI chiede infatti ed in aggiunta di rivedere anche la destinazione dell'area boscata in via Mantova, sacrificata per dare spazio a un'area commerciale per la quale non se ne ravvisa la necessità: comunque, la compensazione delle piante eliminate da via Mantova deve essere attuata prima dell'abbattimento stesso, in modo di avere garanzia che questo atto venga effettuato; il programma previsto (messa a dimora nel periodo 2012-2015) è inaccettabile.
Luci domanda inoltre che le piante eventualmente abbattute in via Mantova siano compensate in area dismessa cementificata, in modo da mantenere la superficie permeabile: proponiamo l'area ex-annonaria

- analogamente, che l'area cementificata per questo progetto sia compensata in area dismessa cementificata: anche in questo caso proponiamo l'area ex-annonaria

- togliere da qualsiasi progetto la possibilità di monetizzare le compensazioni ambientali e gli standard urbanistici.

Nella mappa, il bosco filtro cancellato nell'area della Cittadella dello Sport

La politica è morta ma noi siamo vivi: il parco del Lugo è soltanto un sogno
Il vice sindaco non ha dato alcuna garanzia

Caro direttore,

“La politica è morta, noi siamo vivi.” Così dice uno degli striscioni apparsi in via Chiese, sulla cancellata laterale della scuola Virgilio. Non so chi li abbia appesi, gli va comunque il mio ringraziamento. E’ il simbolo della protesta dei cittadini verso il PII Morbasco sud; si aggiunge alle, ormai famose, 861 firme, raccolte, dal Comitato spontaneo del Quartiere Po e da me, per cercare di limitare il futuro danno ambientale e psicologico (quanto è riposante vedere prati e alberi, e quanto non lo è vedere metri cubi di cemento?).

“Noi siamo vivi”, sì, e non smetteremo di chiedere ai nostri amministratori di ascoltarci.

“La politica è morta”; vero, ma purtroppo sopravvive la pessima politica che ascolta soltanto sé stessa e le sue smanie faraoniche (come diversamente definire il PII Morbasco sud, la cittadella dello sport, il rifacimento della zona annonaria, finanche il terzo ponte?); intanto, tale politica si disinteressa dei cittadini e delle loro proteste. Alla consegna delle 861 firme agli amministratori, la mattina del 3 Settembre, abbiamo ottenuto le solite spiegazioni, ed una effimera promessa: progettare insieme il parco. Possibile che 861 persone siano liquidate con una promessa? Sì, possibile, perché così è stato. Tale promessa è stata poi , in modo velato, smentita nel Consiglio comunale del 6 Settembre, solo 3 giorni dopo esser stata fatta, quando il Vicesindaco, prima della approvazione definitiva del progetto, ha detto che case e parco non potranno procedere in  contemporaneità; prima palazzi e case, poi parco ( mi dicono che negli altri paesi europei avvenga il contrario esatto, prima gli alberi poi le case!). Allora, quando il parco? Secondo me, mai; è anche il parere di chi ha scritto un altro degli striscioni che dicevo all’inizio: “Il parco? Sarà soltanto un sogno.” Ecco perché effimera promessa poi smentita.

Dice il Vicesindaco: ”L’area è oggi incolta ed in stato di abbandono”; è vero, altrettanto vero è che fino a due, tre anni fa era coltivata; e senza dubbio è stata abbandonata proprio in virtù del PII Morbasco sud!

Due dei cinque palazzoni, solo due, i più vicini alla cascina del Lugo, sono stati abbassati, da 6-7 piani, a 4-5 (ho un dubbio, riguardo il numero dei piani: l’amministrazione comunale dice 4 piani; temo saranno 4 i piani tecnicamente così chiamati, più uno che “piano” non si potrà chiamare, non rispondendo a certi requisiti, ma fisicamente lo sarà; un ulteriore piano che c’è, ma non c’è, perché non si chiama così! Purtroppo,una tavola, allegata alla sintesi delle controdeduzioni, pare darmi ragione; ma non sono un esperto, spero d’esser smentito); una sorta di rispetto verso l’antica cascina; grazie infinite, però la cascina del Lugo è alta 2 piani, non 4-5!

Le case sul lato nord di via Brembo sono alte 2-3 piani; ad esse saranno contrapposti palazzi di 6-7 piani; perché non abbassare anche questi? Perché, per rispettare la cubatura decisa, si dovrebbe estendere oltre il progetto, in orizzontale, cioè aumentare il numero delle costruzioni, e sacrificare terreno destinato al parco; quindi, di 120mila mq, il 15% alle case, l’85% al parco. Si sacrifica la vista per il parco. Bello, ma pensiamo: lo sviluppo verticale richiede un blocco di fondamenta, lo sviluppo orizzontale ne vuole due; un ascensore, anziché due; un tetto, piuttosto che due; cioè un minor costo totale, per la ditta costruttrice, a parità di appartamenti eretti, e a più o meno parità di ricavi; quindi un maggior guadagno. Il verticalismo giova al parco, ma fa bene anche al costruttore!

Nessuno parla mai, veramente neanche noi, della palazzina, di 2-3 piani, che sorgerà nel lotto F, cioè nell’angolo fra i numeri civici 11 e 13 di via Brembo. Proprio un angolino; adesso c’è un orto, ci starebbe forse una baracca, ma non più di essa; ebbene, anche lì si costruirà.

Non c’è che dire, si cola cemento in ogni centimetro quadrato disponibile!

Curiosamente, nelle ultime dichiarazioni, i nostri governanti non parlano di un’ulteriore palazzina, che sorgerà all’interno del parco; su un lotto di 3000 mq si costruirà per 952 mq, su due piani; pressappòco 1800 mq per … per? Mistero! Chiosco per le bibite? Magazzino per gli attrezzi? Aule per insegnare, cosa non si sa? In verità, si parla di interessi sociali. Confesso: non capisco che si intenda. Non capisco, anche perché a due passi dal parco, oltre la ferrovia, c’è la cascina Quadri, già destinata ad una fondazione che ha scopi sociali.

A proposito della cascina Quadri, mi permetto un dubbio. Adesso, a detta cascina, si accede, e se ne esce, attraverso la via Pennelli, che è collegata solo con la tangenziale. Effettivamente non è comodo, ogni volta, dover percorrere la tangenziale. Ecco il mio dubbio, quasi certezza: prima o poi, più facilmente prima che poi, qualcuno si accorgerà del parco, e sarà breve il passo successivo: una bella strada asfaltata, magari a due corsie, in mezzo al promesso parco, per collegare la cascina con via Trebbia, attraverso via I Maggio o via Chiese. Il progetto del parco non c’è, il parco non c’è, allora che ci vuole a costruirvi in mezzo una strada?

La pista ciclabile, che collegherà via Massarotti con via Serio, passando all’interno del parco, nascerà a sinistra della caserma della Polizia Stradale, con un ponte sul Morbasco. Una bella idea; peccato che per costruire il ponte si dovranno abbattere alcuni alberi sul Morbasco; peccato, perché essa sarà il pretesto per non farne un’altra, vera (per vera intendo nettamente separata dalle automobili, non una striscia sull’asfalto!) in via Trebbia. E una pista ciclabile,vera, in via Massarotti, quando?

Il Vicesindaco parla di  “diritti acquisiti … impegni che anche le precedenti amministrazioni si sono assunte”. Diritti acquisiti da chi? Perché? Impegni presi con chi? Con i privati, suppongo: proprietari terrieri e/o costruttori. E’ legale, per una giunta comunale, destra o sinistra che sia, prendere siffatti impegni? Forse sì, ma è giusto? E’ morale impegnarsi con pochi privati per consentire un simile progetto, senza prima averlo reso noto alla popolazione, ed averne con essa discusso? Questo progetto è caduto dal cielo, nessuno ci ha informati, nessuno ci ha chiesto cosa ne pensassimo! Chi scrive ne ha saputo dai giornali il 4 Giugno, allorché i vergognosi “impegni” di cui sopra già erano stati presi, in silenzio, dalla destra e dalla sinistra!

Il bosco di via Chiese “è proprietà privata e non pubblica, e il Comune non ne dispone”; sempre il Vicesindaco. Non ne dispone, ma ne dispone il diboscamento! Perché di soggetti arboreo arbustivi di non grande pregio. No! Cito la relazione del Dottor Alessandro Bianchi, Dottore Forestale: “ La caratteristica più importante è il popolamento di Olmo campestre (Ulmus campestris), nato spontaneamente a partire da una pianta presente da decenni sul limite di via Chiese, che costituisce una particolarità botanico-forestale, in quanto l’Olmo è stato sterminato nei decenni scorsi dalla grafiosi (un fungo che porta alla morte le piante adulte), e quest’area, proprio per il suo isolamento che ha impedito il contagio, ha conservato il patrimonio genetico della specie nel raggio di chilometri. Ci sono segni di degrado (il boschetto non è mai stato curato né valorizzato), tuttavia le piante sono numerose e piuttosto vigorose, e costituiscono una peculiarità originale ed unica. Scarse le Robinie (la loro proliferazione è stata impedita proprio dall’Olmo).” Poi il dottor Bianchi individua Ailanti, Aceri americani, un bellissimo Bagolaro. Termina dicendo: ”L’elemento più interessante sono sicuramente gli Olmi, che costituiscono una piccola “banca del germoplasma” all’interno della città”.

Tale presenza arborea, rara, deve essere da voi considerata, Signori amministratori di Cremona; oltre alle 861 firme, oltre agli striscioni in via Chiese, oltre alle lettere apparse sui giornali cittadini; e dovete tener presente, anche, che il gruppo da me fondato su Facebook, “Niente cemento nel Parco del Lugo-Morbasco sud”, continua, seppure lentamente, ad aumentare  gli iscritti!

Un bosco è tale anche se privo di essenze pregiate, è reale, non è una promessa; comunque qui gli alberi pregiati ci sono; rari, quindi da curare e custodire, non da abbattere!

Si parla di edificare un orto botanico, nel promesso parco; per scopi didattici. Domando, perciò: un bosco con alberi rari attaccato alla città, non è istruttivo? Certo che lo è, come e più di un orto botanico, perché quest’ultimo è fatto dall’uomo ! In un orto botanico, seppure bellissimo, si leggono i cartellini appiccicati agli alberi; in via Chiese si ammira la favola della Natura!

Stefano Bocci




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di Gio, 24 mag 2012